Prima del 2011, ossia prima che la crisi finanziaria colpisse l’Europa, il largo pubblico ignorava la parola spread. Con la crisi greca, e la conseguente crisi dei Paesi periferici, ossia quelli più indebitati (come la Spagna o l’Italia), questo termine è diventato tristemente noto a tutti, vista l’ampia risonanza che gli è stata data dai mass media. Ma la diffusione del termine non è stata sempre accompagnata da una dettagliata descrizione del suo significato e funzionamento.

Scopo di questa breve trattazione è di fornire al lettore gli strumenti base per comprendere cosa sia lo spread e come realmente possa influenzare la nostra vita.

Questo indicatore economico, che in inglese significa letteralmente “divario”, “margine” o “scarto”, segna (appunto) il “divario” tra il tasso di rendimento del titolo decennale di un Paese, rispetto al titolo più “solido” e “sicuro” dell’area euro.

Il titolo più sicuro è storicamente identificato nei Bundesanleihen, o più semplicemente Bund. Essi sono uno degli strumenti finanziari con i quali il governo tedesco finanzia il proprio debito pubblico, immessi sul mercato dal 1952, con scadenze variabili, dai 10 ai 30 anni. In virtù del loro livello di rischio sostanzialmente nullo, sono divenuti il “gold standard” o benchmark europeo per valutare lo spread.

Il titolo di riferimento per la nostra nazione è invece il BTP, acronimo che indica i Buoni del Tesoro Poliennali, immessi sul mercato per la prima volta nel 1974 (sebbene la loro emissione fosse stata autorizzata fin dal 1953), con un termine originariamente quadriennale. Oggi essi hanno un termine variabile da 3 fino a 50 anni.

Il divario tra questi due titoli va a indicare la somma (più o meno cospicua a seconda del periodo storico) che le banche e gli istituti di credito inseriscono come valore aggiuntivo ai tassi applicati su mutui, prestiti e finanziamenti.

Lo spread, che viene espresso non in percentuale ma in punti base, è calcolato sulla differenza tra il rendimento offerto dai BTP a 10 anni e quello dei Bund a 10 anni. Ad esempio, se il rendimento del titolo italiano è 4,8% e quello tedesco è del 1,3%, lo spread sarà pari a 350 punti base (480-130).

Dunque lo spread indica lo stato di salute dell’economia di un Paese: un valore che si mantiene basso indica la stabilità dell’economia di uno stato. Questo perché lo spread misura la fiducia degli operatori di mercato nelle attività di un Paese e il premio di rischio concesso per i titoli meno richiesti.

In altre parole, lo spread tra i BTP italiani e i Bund tedeschi indica quanto sia più rischioso prestare i soldi all’Italia rispetto alla Germania. Leggi tutto