Scritto da: Matteo Peppucci   

 

Qual’e’ il problema dell’Italia Digitale? E perché non basta il Cud 2013 online per diventare di colpo tutti belli, felici e allineati col resto d’Europa. Lasciamo perdere i discorsi di cultura, anzi no: partendo da li, si capisce molto ma non tutto, anche se ad esempio l’idea dello spesometro e quella del modello Cud 2013 online possono essere visti come tentativi necessari ma non sufficienti a digitalizzare nel senso giusto il Belpaese.

Di cosa stiamo parlando? Di digital divide, servizi ai cittadini, e-government (lo chiamano ancora così), smart city e in generale di tutte quelle attivita’ che, secondo un rapporto autorevole come il Global Information Technology Report 2013 presentato dal World Economic Forum, possono avere fortissimo impatto su competitivita’, sviluppo economico ed occupazione.

Del resto se siamo cinquantesimi su 144 paesi analizzati, un motivo ci dovrà pur essere. La nostra, mediocre posizione  si spiega con scarsi e inefficaci investimenti in infrastrutture e innovazione. Pare che il rapporto si basi su un indice elaborato a partire da 54 parametri, penetrazione del web e diffusione degli smartphone, ad esempio, ma anche digitalizzazione consapevole e disponibilità di capitali. Tanto per fare dei confronti, i primi tre gradini del podio sono occupati rispettivamente da Finlandia, Singapore e Svezia. Meglio di noi anche Malta e Montenegro, oltre a Olanda, Norvegia, Svizzera, Danimarca, Taiwan.

Perche’? Come ci ha spesso detto Michele Vianello, la digitalizzazione dell’esistente non basta, e anzi se mai è un deterrente per tutti coloro che hanno paura dell’innovazione. Prendiamo ad esempio la storia del Cud 2013: iniziata come obbligatoriamente ed esclusivamente online, la procedura è stata subissata di polemiche, è tornata semi-cartacea e oggi, a 16 giorni esatti dalla teorica scadenza, ci sono ancora alcuni Caaf che forniscono il Cud 2013 cartaceo, altri che rimandano al portale dell’Inps, altri ancora che non sanno cosa rispondere.

Oltre al Cud 2013, c’è l’esempio dello spesometro: la scadenza per l’invio all’Agenzia delle Entrate è stata fissata al 30 aprile. Il modello interessa tutti i soggetti passivi IVA ed è stato introdotto con lo scopo di fornire maggiori informazioni all’Anagrafe tributaria. Lo spesometro contribuirà, inoltre, alla ricostituzione del reddito del contribuente in quel più ampio strumento di accertamento denominato redditometro.

Secondo voi basta cosi’ poco per salire di grado? Evidentemente no, e non basta neppure  il modello 730 2013 editabile online grazie alla versione aggiornata pubblicata sul sito dell’Agenzia delle entrate. Secondo lo studio, dentro questi confini, la copertura a 2 megabit coinvolge il 92% della popolazione della rete fissa. Non rilevati, invece, i numeri sulla rete wireless.

Cosa significa? Che siccome l’economia 2.0 è considerata basilare per migliorare i bilanci di PA e aziende, l’Italia dell‘agenda digitale incompleta e non chiara resta al palo. Sentite il rapporto: “La digitalizzazione ha aumentato il PIL mondiale di 193 miliardi di dollari negli ultimi due anni, creando 6 milioni di posti di lavoro : un aumento del 10% dell’indice di digitalizzazione di un paese porta a una crescita dello 0,75% del PIL pro capite, e a una diminuzione della disoccupazione dell’1,02%“.

La carenza di un efficiente comparto normativo, la debolezza dello sviluppo delle infrastrutture, uno scarso sistema di innovazione e una carente qualità educativa sulle competenze sono tra i fattori che motivano, secondo World Economic Forum, il clamoroso ritardo italiano. Clamoroso solo per chi non conosce la situazione (e anche i possibili rimedi) da tempo immemore.

Fonte:www.pionero.it