Per i piccoli comuni il bilancio della manovra contenuta nella legge di stabilità (legge 147/2013), è complessivamente positiva, tuttavia  le misure varate non sono sufficienti a risolvere le diffuse criticità organizzative e finanziarie.

Particolarmente controversa  appare la  nuova proroga concessa dal comma 530 per l'avvio delle forme associative che dovranno obbligatoriamente svolgere le funzioni fondamentali indicate dall'art. 19 del dl 195/2012. Anziché una dead-line unica (in precedenza fissata al 31 dicembre 2013), sono ora previste due scadenze: entro il prossimo 30 giugno, i mini enti dovranno mettere insieme altre tre funzioni, oltre alle tre già conferite entro la fine del 2012, mentre al 31 dicembre 2014 l'intero «core business» dovrà essere gestito tramite unione o convenzione. Il nuovo timing, tuttavia, mal si concilia con l'ormai imminente tornata elettorale, che interesserà più di 4 mila comuni, la maggior parte dei quali soggetti agli obblighi.
Finora, infatti, quasi ovunque è prevalso un atteggiamento attendista (che le continue proroghe non hanno fatto che incentivare): le funzioni già devolute o sono da tempo gestite in forma associata (ad esempio, polizia locale o socio-assistenziale) o non presentano al momento impatti significativi sul piano organizzativo (è sintomatico il caso del catasto). Nei prossimi mesi, invece, occorrerà lavorare sulle funzioni «pesanti», che coinvolgono la quasi totalità delle risorse (finanziarie, strumentali e soprattutto umane). Ed è pressoché impossibile che amministrazioni appena insediate possano in tempi brevi assumere delle scelte.
In questo senso, avrebbe più senso tornare ad adempimenti con cadenza annuale, con il vantaggio, fra l'altro, di semplificare anche la fase transitoria. A ciò potrebbe provvedere il cd disegno di legge «Delrio» (appena licenziato dalla camera ed ora all'esame del senato).

Tornando alla legge di Stabilità, essa ha anche previsto (comma 730) un incentivo finanziario per le gestioni associate, destinando una quota del fondo di solidarietà comunale, di importo non inferiore a 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2014-2016, ad incrementare il contributo spettante alle unioni di comuni (un'altra quota di identico importo è stata prevista a favore delle fusioni). Per chi, invece, ha optato o opterà per la convenzione, è stata prevista la rimodulazione degli obiettivi di Patto per non penalizzare gli enti capofila.
Quest'ultimi, infatti, sostengono spese anche per gli altri enti convenzionati, con conseguente appesantimento dei propri obiettivi di finanza pubblica. Da quest'anno, tale aggravio sarà, invece, sterilizzato: a tal fine, entro il 15 marzo, occorrerà comunicare all'Anci (che a sua volta li trasmetterà al Mef) gli importi in riduzione e in aumento degli obiettivi di ciascun comune.

Sempre in relazione al Patto, occorre segnalare i nuovi criteri di riparto dei bonus del Patto regionale verticale incentivato previsti dal comma 542: nel 2014, le regioni continueranno a destinarne la metà ai comuni con meno di 5 mila abitanti, ma solo fino all'azzeramento del rispettivo obiettivo. Gli spazi finanziari eventualmente eccedenti saranno acquisiti dal Mef e ridistribuiti ai mini enti di altre regioni.
Il meccanismo presenta un dedalo di scadenze, fortemente anticipate rispetto agli anni passati. Le richieste dei comuni (compresi quelli con più di 5 mila abitanti) dovranno essere trasmesse entro il 1° marzo alle regioni, che dovranno deliberare entro il 15 marzo. Entro il 10 aprile, le stesse regioni dovranno comunicare le eccedenze al Mef, che entro il 30 aprile le assegnerà su scala nazionale e su base proporzionale ai comuni che presentino ancora un saldo obiettivo positivo.Ricordiamo, infine, che il Patto continua a non applicarsi ai comuni sotto i 1.000 abitanti.

FONTE: ITALIA OGGI, Civica srl.it

Informazioni aggiuntive