Legge di stabilità: le novità per gli enti territoriali

I comuni incassano 1,2 miliardi fra sconti sul Patto e minori tagli. Le province ottengono 200 milioni per alleggerire i vincoli di finanza pubblica, ma soprattutto il congelamento del percorso di riordino. Per le regioni, oltre al bonus vincolato allo sblocco dei residui passivi degli enti locali (che vale fino a 800 milioni), arriva un fondo rotativo da 50 milioni a sostegno del risanamento dei bilanci sanitari, oltre che il rinvio al 2014 del potere di introdurre agevolazioni sull'addizionale Irpef.
Una misura, quest'ultima, che peraltro rischia anche di produrre effetti negativi sui contribuenti a basso reddito.
Sono queste alcune delle principali novità introdotte al disegno di legge di stabilità 2013 dopo il passaggio al senato, oltre alla revisione della disciplina dell'Imu e del nuovo tributo comunale su rifiuti e servizi (Tres). Oggi la legge di bilancio è attesa al voto definitivo della camera.
Gli ultimi correttivi inseriti a palazzo Madama sono quelli relativi alle regioni. Il primo ha previsto lo slittamento dal 2013 al 2014 dell'efficacia dei commi 7 (e di conseguenza 3, 4, 5 e 6) dell'art. 6 del dlgs 68/2011. Tali disposizioni (adottate nel quadro del federalismo fiscale) prevedono innanzitutto la possibilità per i governatori di introdurre agevolazioni a valere sull'addizionale regionale Irpef a favore delle famiglie e in luogo di sussidi, voucher, buoni servizio e altre misure di sostegno sociale.
Slittano di un anno, però, anche l'obbligo di rispettare gli scaglioni previsti per l'Irpef nazionale, l'esenzione dei redditi più bassi dalle maggiorazioni superiori allo 0,5% e il divieto di compensare, aumentando l'addizionale oltre tale soglia, gli eventuali sconti concessi sull'Irap.
I governatori hanno portato a casa anche un fondo rotativo a sostegno delle regioni che adottano o abbiano adottato il piano di stabilizzazione finanziaria di cui all'art. 14, comma 22, del dl 78/2010. Una misura analoga era stata prevista dall'art. 1, commi 13 e ss., del dl 174/2012, ma il termine per le richieste è scaduto il 15 dicembre. Questa volta, il governo mette sul piatto una dote da 50 milioni, che potranno esser utilizzati per erogare anticipazioni fino a 10 euro per abitante, da restituire entro un periodo massimo di 10 anni.
Le regioni, infine, potranno fare cassa anche grazie alla riproposizione del Patto regionale verticale incentivato. Esse avranno tempo fino al 31 maggio per liberare spazi finanziari (e quindi pagamenti di residui passivi in conto capitale) da parte degli enti locali del proprio territorio. Per ogni euro liberato via Patto, le regioni ne incasseranno 0,83 cash, da destinare alla riduzione (anche parziale) del proprio debito, fino ad un massimo stabilito nei limiti della dotazione finanziaria complessiva.
Quest'ultima, inizialmente fissata a 600 milioni, è stata infine incrementata a 800, di cui 200 a favore delle province e i restanti 600 destinati ai comuni, che hanno spuntato anche due ulteriori sconti sul loro Patto: 180 milioni vanno ad alleggerire gli obiettivi dei municipi fra 1.000 e 5 mila abitanti (attraverso un abbassamento dei coefficienti per il calcolo degli obiettivi) e 20 milioni quello degli enti che stanno sperimentando i nuovi sistemi contabili di cui al dlgs 118/2011.
Non è un vero e proprio sconto, invece, quello da 250 milioni applicato ai comuni, a favore dei quali è stata solo ridotta di tale cifra (rispetto ai 500 milioni previsti dal testo iniziale del governo) l'ulteriore sforbiciata delle spettanze prevista per il 2013. Confermate, invece le riduzioni per gli anni successivi (2,5 miliardi per il 2014, 2,6 dal 2015) e quelle a carico delle province (1,2 miliardi nel prossimo biennio, 1250 milioni dal 2015).
Fra le novità più attese dai comuni anche la revisione della disciplina dell'Imu e della Tares. Dal 2013, l'imposta sugli immobili residenziali diviene interamente comunale, con soppressione della riserva di aliquota a favore dello Stato, che tuttavia incamererà tutto il gettito prodotto dagli immobili produttivi (sui quali i sindaci potranno prevedere rincari fino allo 0,3%).
Contestualmente, vengono soppressi il fondo sperimentale di riequilibrio ed i trasferimenti erariali agli enti siciliani e sardi, sostituiti, però, da un fondo di solidarietà comunale, alimentato dalla stessa Imu e finalizzato a ridurre le sperequazioni territoriali. In extremis, la relativa dotazione finanziaria per il 2013 è stata arricchita di ulteriori 150 milioni, arrivando così a oltre 5,7 miliardi, che scenderanno, però, a meno di 4,5 l'anno successivo. Il nuovo fondo verrà ripartito secondo criteri che da stabilire entro il 30 aprile, ma è previsto il pagamento di un anticipo entro fine febbraio.
Quanto alla Tares, vengono introdotti una serie di correttivi in ordine alla definizione delle base imponibile e dei meccanismi applicativi del tributi necessari per renderlo applicabile dal prossimo 1° gennaio.
Il processo di riordino delle province avviato dal decreto «salva Italia», proseguito dalla «spending review» e che avrebbe dovuto esser perfezionato dal dl 188/2012 e dai successivi provvedimenti attuativi è stato congelato per tutto il 2013.
Gli organi attuali resteranno in carica fino alla scadenza naturale del mandato (solo in caso di cessazione, anche anticipata, scatterà il commissariamento) e nel frattempo gli enti di area vasta svolgeranno «in via transitoria» le funzioni previste dal dl 95/2012 (panificazione territoriale, ambiente, trasporti, scuola).
Stop di un anno anche per le città metropolitane. Nel provvedimento hanno trovato posto anche la manutenzione del Patto di province e comuni (si veda la tabella per i dettagli) e la riforma di quello delle regioni, ora declinato anche in termini di competenza eurocompatibile (oltre che di competenza finanziaria).
FONTE: ITALIA OGGI

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