Frodi al bilancio UE: "Da noi controlli efficienti"

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INTERVISTA DEL GENERALE GIOVAMBATTISTA URSO AL SOLE 24 ORE


«Il corretto impiego dei fondi Ue, in particolare in un momento di crisi come questo, è un dovere prioritario. I dati che vedono l'Italia al secondo posto dopo la Germania, per casi segnalati all'Olaf, l'ufficio della Ue per la repressione contro le frodi, vanno letti in chiave positiva e testimoniano l'efficacia dei sistemi di controllo del nostro Paese». A parlare è Giovambattista Urso, comandante del Nucleo della Guardia di Finanza per la repressione delle frodi contro la Ue.

Questo significa che gli altri paesi hanno sistemi meno efficaci? 
Sì, come hanno riconosciuto anche la Commissione Ue e l'Europarlamento. La metodologia di controllo non è uniforme a livello europeo e non è dunque possibile comparare i dati. L'Italia, infatti, è l'unico paese che ha una struttura dedicata a questo scopo: il Nucleo della Guardia di Finanza per la repressione delle frodi nei confronti della Ue, presso il Dipartimento delle Politiche europee, per supportare il Comitato per la lotta contro le frodi comunitarie (Colai), istituito nel 2007 e reso permanente lo scorso dicembre. In altri paesi, invece, spesso ci si limita al controllo formale dei documenti o ci si pone il problema dei costi di controllo.

Tre regioni del Sud sono in testa per casi di irregolarità/frodi sul fronte dei fondi strutturali. È la conferma di un classico luogo comune? 
Una parte dei casi di frode segnalati si può collegare alla presenza di fenomeni criminali. In queste regioni, dove la soglia di attenzione è alta, c'è però anche una forte sensibilità a rilevare le irregolarità.

Su che cosa si basa la vostre strategia di contrasto? 
Abbiamo notato che la stragrande maggioranza dei casi segnalati riguarda irregolarità. Spesso si tratta di una scarsa conoscenza delle disposizioni e di errori amministrativi. Così, se le frodi vanno combattute con i mezzi tipici del Codice penale, abbiamo orientato la nostra strategia sull'azione amministrativa. Vogliamo essere di supporto alle singole amministrazioni e per questo abbiamo spinto sulla necessità di formazione e sulla prevenzione per ridurre il più possibile la quota delle irregolarità. Per farlo occorre anche un maggiore dialogo tra le amministrazioni regionali per condividere le esperienze positive. Una buona strada, già seguita in alcune realtà, è quella dei sistemi informativi che seguono tutto l'iter dell'istruttoria.

Le modalità della frode sono cambiate nel corso degli anni? 
Sta emergendo una nuova tendenza difficile da monitorare e da contrastare: come esiste una pianificazione fiscale, viene messa in campo una pianificazione della frode che approfitta delle differenze dei sistemi di controllo tra i paesi europei. Si aprono imprese o controllate fittizie in Paesi Ue e ci si impossessa di finanziamenti comunitari in modo illecito. Recuperare queste somme è difficile perché spesso non si riesce a individuare i beneficiari. Per questa ragione è importante una maggiore cooperazione tra i paesi.

La proposta del Commissario Ue alla fiscalità Semeta di una definizione comune dei reati ai danni del bilancio Ue e una pena minima nei 27 potrebbe attenuare il fenomeno? 
La proposta va nella giusta direzione perché è indispensabile avere un riferimento normativo unitario. 
di Chiara Bussi

Fonte:www.ilsole24ore.it

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