Dal 6 giugno solo fatture elettroniche per le pp.aa.

Dal 6 giugno la pubblica amministrazione accetterà esclusivamente fatture elettroniche. Ed entro l'anno decollerà (una volta arrivato l'apposito decreto del ministero dell'economia) «un progetto pilota» sull'identità digitale, affinché i cittadini, grazie a un'unica password, possano accedere a tutti i servizi. L'annuncio è di Francesco Caio, commissario di governo per l'attuazione dell'agenda digitale che, durante la presentazione della Giornata europea della privacy, a Roma, delinea la «road map» della dematerializzazione della p.a. in cui, spiega, s'inserisce anche il progetto dell'«anagrafe digitale».
Un piano, quest'ultimo, che prenderà le mosse dal trasferimento, «nei prossimi 12-18 mesi», dei dati raccolti, per consentire alla «macchina» di essere pronta per il 2015, sottolinea l'esponente dell'esecutivo. Una rivoluzione diventata necessaria, lascia intendere perché, si domanda, «come si può fare la spending review, se non esiste, in rete, un modo per controllare i flussi di spesa?».
E nell'imminenza del varo di un regolamento europeo per la tutela della privacy negli stati membri (che si prevede avverrà nel semestre italiano di presidenza dell'organismo di Bruxelles), per Caio andrebbe posto con forza il tema della sovranità digitale, quale elemento costituente della nuova Europa. Antonello Soro, presidente dell'Autorità garante della protezione dei dati personali, mette in risalto come siamo tutti, ormai, «immersi nel digitale e sempre di più conosceremo noi stessi, il mondo e gli altri attraverso la tecnologia», perciò «sarebbe illusoria la pretesa di arrestare questa evoluzione con un semplicistico invito a scollegarsi, o disconnettersi».

Il pensiero va soprattutto alle giovani generazioni, che «pure conoscono alla perfezione i meccanismi e la forza del web e delle innovazioni», tuttavia «non sanno ancora valutare appieno le conseguenze delle proprie azioni: e questo li rende particolarmente vulnerabili». Secondo Soro, infatti, «l'illusorio anonimato che internet sembra garantire», servendosi, per esempio, di «nickname o profili falsi», spesso consente di «ledere e calpestare i dati sensibili, rubare identità, demolire psicologicamente, con comportamenti aggressivi, i compagni», conclude.

FONTE: ITALIA OGGI; civicasrl.it

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